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31-05-2013

Didattica con gli archivi per la storia locale.
La scuola in archivio e l’archivio a scuola per raccontare storie di vita passata.
Il progetto del Sistema Bibliotecario di Dalmine, con il contributo economico della Regione Lombardia, ha coinvolto alcune scuole medie (anno scol. 2012-2013).

18-06-2012

"La banda di Sforzatica, 1922-2012" a cura di Claudio Pesenti, Valerio Cortese ed Enzo Suardi

31-10-2011

L'emigrazione in Italia e a Mozzo dai documenti dell'archivio comunale

29-10-2011
Pubblicate online le mappe napoleoniche
17-09-2011
"Dalmine: dal leone al camoscio. Storia di cinque comuni e uno stemma" a cura di Claudio Pesenti, Valerio Cortese ed Enzo Suardi
11-10-2010
relazione Giovanni Da Lezze
sui Comuni dell'area di Dalmine nel 1596, a cura di Vincenzo Marchetti e Lelio Pagani, Bergamo, 1988
 

L'emigrazione a Mozzo

L'emigrazione italiana dopo l'Unità.

1.         Il contesto generale.

L'emigrazione europea fra '800 e '900

Tra il 1820 e il 1914 quasi 60 milioni di Europei lasciarono i luoghi dove erano nati e si trasferirono in altri Stati, spesso oltreoceano. Le cause fondamentali che provocarono questo gigantesco movimento di uomini furono la miseria, la ricerca di una sistemazione migliore e di un lavoro meglio pagato.

L’enorme movimento migratorio, che forse fu il più grande di tutti i tempi, fu una conseguenza dello sviluppo generale dell’economia capitalistica in America e in Europa. L’emigrazione, infatti, fu fortemente stimolata da un lato dall’industrializzazione accelerata degli Stati Uniti e dalla colonizzazione di vastissime terre vergini degli Stati Uniti stessi, in Canada, i Argentina e in Brasile, e dall’altro dall’eccedenza  di manodopera determinata nei vari paesi d’Europa dalla rivoluzione demografica e dall’entrata dei paesi stessi nell’area economica del capitalismo.

Si possono distinguere due direzioni dell’emigrazione verso l'estero:

-         Da una nazione allaltra, ma in Europa: partirono in prevalenza Italiani, Polacchi, Russi, Belgi, Irlandesi verso Inghilterra, Germania, Austria, Francia e Svizzera. Si calcola che questo spostamento abbia interessato circa 10 milioni di persone

-         Da un continente a un altro: gli emigranti lasciarono l’Europa per trasferirsi in America (soprattutto negli Stati uniti, Canada, Argentina, Brasile) e in Australia. Questa è stata l’emigrazione più forte che ha toccato quasi 48 milioni di individui.

Tabella 1: dati in migliaia di abitanti dei paesi di origine e di destinazione degli emigranti (1820-1914)



PAESI DI ORIGINE

PAESI DI DESTINAZIONE

Stati

Uniti

Canada

Argentina

Brasile

Australia Nuova Zelanda

altre

destinazioni

Totale

Norvegia e Svezia

1.806

48

2

5

13

2

1.875

Gran Bretagna e Irlanda

8.155

2.835

56

10

2.535

670

14.261

Impero tedesco

5.489

233

63

126

53

61

6.024

Austria e Ungheria

4.065

227

86

81

14

6

4.479

Italia

4.025

136

2.294

1.362

21

626

8.465

Russia

3.252

97

162

104

8

5

3.629

Altri paesi

2.458

238

1.829

1.501

56

3.105

9.156

Totale

29.200

3.814

4.192

3.189

2.700

4.475

47.889


L’emigrazione può essere di due tipi:

-         Temporanea: in questo caso le persone emigrano in un nuovo paese per un tempo limitato e poi rientrano nei luoghi da cui erano partiti. Tutto ciò può avvenire o perchè così si era già deciso, o per un lavoro stagionale, o perché sopravvengono difficoltà non previste (malattie, disagi troppo forti causati dall’ambiente sconosciuto, scarse possibilità di lavoro, espulsione dal paese ospitante etc.).

-         Definitiva: le persone si spostano senza più ritornare nel Paese d’origine.

Come già detto il fenomeno migratorio ha coinvolto 60 milioni di persone: questo dato registra le partenze e comprende sia gli emigrati definitivi che temporanei. L’emigrazione effettiva è stata quindi di quasi 48 milioni di persone.

L'emigrazione italiana

Il massiccio movimento migratorio che si verificò nell’Ottocento toccò tutti Paesi in cui si era avviato un processo di industrializzazione. In Irlanda, Inghilterra, Germania e nei paesi scandinavi iniziò verso la metà del secolo fino a ridursi nei primi anni del Novecento. In Italia invece, come nei paesi dell’Europa orientale e meridionale, il flusso migratorio si accentuò dopo il 1880 e continuò fino alla prima guerra mondiale.

Dal 1869 al 1875 l’emigrazione italiana fu ancora sporadica e disorganizzata e mantenne una media di 135.000 emigrati diretti  verso i Paesi europei e mediterranei; l’offerta di lavoro del mercato americano aumentava sempre più e dal 1887 si avviò l’emigrazione oltre oceano con un raddoppio della media annua.

Gli italiani sono stati protagonisti del più grande esodo migratorio della storia moderna. Nell’arco di poco più di un secolo, a partire dal 1861, sono state registrate più di ventiquattro milioni di partenze, un numero quasi equivalente all’ammontare della popolazione al momento dell’Unità. Certo, si tratta di un dato al lordo dei rientri, ma da solo basta a dare un’idea della vastità del fenomeno. Si trattò di un esodo che toccò tutte le regioni italiane, con una priorità dell’emigrazione settentrionale tra il 1876 e il 1900: tre regioni fornirono da sole il 47% del contingente migratorio (il Veneto 17,9%, il Friuli Venezia Giulia 16,1% e il Piemonte 12,5%).

La situazione si capovolse nei due decenni successivi, quando il primato migratorio passò alle regioni meridionali con la Sicilia che dette il maggior contributo, 12,8% con 1.126.513 emigranti, seguita dalla Campania con 955.1889 (10,9%).

L’emigrazione continentale avveniva soprattutto verso la Francia, Austria, Germania e Svizzera; le prime destinazioni dell’emigrazione transoceanica furono Argentina e Brasile, che a poco a poco lasciarono il primato agli Stati Uniti: la diminuzione delle terre libere nei Paesi dell’America Meridionale, la maggiore facilità e rapidità di guadagni dell’industria statunitense dirottarono il flusso migratorio degli Italiani verso gli U.S.A.

Durante i primi anni del Regno d’Italia, gli abitanti delle regioni settentrionali, con popolazione più numerosa e socialmente più avanzate, emigravano di norma temporaneamente e nella maggior parte dei casi in Europa. Dal settentrione l’emigrazione transoceanica privilegiò l’America Latina, con ulteriori suddivisioni: dal Veneto si andò prevalentemente in Brasile, mentre i piemontesi si diressero di solito in Argentina. Nelle regioni meridionali il fenomeno dell’emigrazione rimase per lungo tempo irrilevante poiché erano meno densamente abitate, mancavano vie di comunicazione e prevaleva il sentimento di attaccamento alla terra, alla vita agricola e patriarcale. Quando il fenomeno interessò anche i contadini meridionali ridotti alla povertà, essi emigrarono soprattutto oltremare: il mezzogiorno fornì il 90% della propria emigrazione verso le Americhe, privilegiando gli Stati Uniti. Il viaggio in treno per raggiungere i paesi dell’Europa settentrionale era non solo altrettanto lungo, ma costava più di quello sul bastimento.

Tabella 2: emigrazione italiana per regione 1876-1900, 1901-1915 (Valori assoluti e in percentuale)

Regioni

1876-1900

Valori in %

1901-1915

Valori in %

Piemonte

709.076

13,5

831.088

9,5

Lombardia

519.100

9,9

823.695

9,4

Veneto

940.711

17,9

882.082

10,1

Friuli V.G.

847.072

16,1

560.721

6,4

Liguria

117.941

2,2

105.215

1,2

Emilia

220.745

4,2

469.430

5,4

Toscana

290.111

5,5

473.045

5.4

Umbria

8.866

0,15

155.674

1,8

Marche

70.050

1,3

320.107

3,7

Lazio

15.830

0,3

189.225

2,2

Abruzzo

109.038

2,1

486.518

5,5

Molise

136.355

2,6

171.680

2,0

Campania

520.791

9,9

955.188

10,9

Puglia

50.282

1,0

332.615

3,8

Basilicata

191.433

3,6

194.260

22

Calabria

275.926

5,2

603.105

6,9

Sicilia

226.449

4,3

1.126.513

12,8

Sardegna

8.135

 

89.624

1,0

Totale espatri

5.257.911

100,0

8.769.749

100,0


Tabella
3: principali paesi di emigrazione italiana 1876-1976

Paesi Europei

 

Paesi Extraeuropei

 

Francia

4.117.394

Stati Uniti

5.691.404

Svizzera

3.989.813

Argentina

2.969.402

Germania

2.452.587

Brasile

1.456.914

Belgio

535.031

Canada

650.358

Gran Bretagna

263.598

Australia

428.289

Altri

1.188.135

Venezuela

285.014

Totale

12.546.558

Totale

11.481.381


I tratti caratteristici di questa emigrazione furono:

-         l’alto tasso di mascolinità (circa l’ottanta per cento nel periodo iniziale);

-         la giovane età (la maggioranza apparteneva alla fascia di età compresa tra i quindici e i quarant’anni);

-         l’accentuata temporaneità (negli anni 1861-1940 solo un terzo decise di fermarsi definitivamente all’estero).

L’emigrazione raramente coinvolse intere famiglie, ma interessò soprattutto singoli contadini e operai in cerca di condizioni di lavoro migliori il cui scopo era quello di guadagnare abbastanza soldi per rifarsi una vita in Italia, con l’acquisto di una proprietà  o di un terreno. Per questo motivo conducevano una vita di risparmi e mandavano tutto ciò che potevano alle famiglie rimaste in patria, che riuscivano a “campare” e a depositare qualcosa in banca. Il denaro che gli emigranti spedirono in Italia, costituì un’importante risorsa finanziaria per l’economia: gli emigranti tornavano con capacità di lavoro accresciute e la quantità di valuta straniera permise alla bilancia commerciale italiana di far fronte ai debiti con l’estero.

Questo fenomeno coinvolse soprattutto la popolazione agraria, prevalentemente analfabeta: nel 1871 il tasso di analfabetismo nazionale era del 67,5% e nelle regioni meridionali superava spesso il 90%.

I contadini, agricoltori e braccianti, non furono però gli unici protagonisti: artigiani, muratori e operai li accompagnarono. Tra i motivi dell’esodo, oltre agli effetti della crisi agraria degli anni ottanta dell’Ottocento e l’aggravarsi delle imposte nelle campagne meridionali dopo l’unificazione del paese, sono da citare il declino dei vecchi mestieri artigiani e delle industrie domestiche.

Nel Sud Italia la condizione contadina era inoltre aggravata dalla presenza di piccole proprietà insufficienti al mantenimento e dal latifondismo.

Gli emigranti italiani lasciavano la patria soprattutto per motivi economici: mai prima di allora c’era stata tanta richiesta di manodopera in Europa, soprattutto in Francia e in Svizzera, e nelle Americhe. L’Argentina incoraggiava l’immigrazione per la colonizzazione delle sue terre, in Brasile dove dal 1888 era stata abolita la schiavitù, vi era gran richiesta di braccia per le fazendas: intere famiglie prevalentemente venete, vennero reclutate e lavorarono per i latifondisti in una sorta di regime mezzadrile. Il lavoro svolto dagli immigrati dipendeva quindi dalle offerte del mercato del lavoro nei paesi di insediamento. Negli Stati Uniti gli italiani si concentrarono nelle grandi città del Nord Est privilegiando i lavori salariati, anche in vista del rientro in Italia, e furono impiegati nelle fabbriche, nella costruzione di strade e ferrovie e nelle miniere.


2.         Il documento

L'archivio storico comunale di Mozzo conserva poca documentazione relativa al fenomeno migratorio: una dozzina di fascicoli dal primo '900 alla soppressione del comune nel carteggio generale (Categoria XIII - Esteri) e due registri di emigrazioni per i periodi 1920-1927 e 1947-1951.

In particolare, nel faldone 14 (segnatura 1.3.11) si trova un interessante opuscoletto destinato a incoraggiare l'emigrazione verso la zona mineraria francese del dipartimento di Meurthe et Moselle, in Lorena, datato 1926.

miniere di Meurthe e Moselle


3.         L'opuscolo, analisi del documento

Il documento si presenta come un opuscoletto di piccole dimensioni ricco di immagini e nel complesso piuttosto ben conservato. illustra con ricchezza di particolari le condizioni di lavoro e di vita che i futuri, possibili emigranti avrebbero trovato sul posto. il primo dato che viene evidenziato riguarda la forte presenza di immigrati italiani, che in alcune località raggiungevano addirittura il 50% della popolazione residente, a cui si aggiungeva la presenza di sacerdoti che parlavano italiano e commercianti in grado di permettere il mantenimento delle abitudini alimentari. L'opuscolo poi magnificava gli alloggi forniti dalle società minerarie, dotati di acqua potabile e illuminazione elettrica, e rimarcava la presenza di scuole "dove i fanciulli italiani [erano] ammessi alle stesse condizioni di quelli francesi".

le scuole di Meurthe e Moselle

L'alloggio variava a seconda che l'operaio avesse con sé la famiglia oppure fosse solo. in questo caso si fa cenno alla possibilità di condividere camere con altri operai e di consumare i pasti presso famiglie "o cantine italiane".

Le condizioni di lavoro sono descritte come buone e senza significativi pericoli, così come positive sembrano le situazioni abitative e in generale sui servizi offerti.

condizioni di vita a Meurthe e Moselle

Interessante appare l'idea di fondo degli estensori dell'opuscolo: favorire l'emigrazione italiana già positivamente sperimentata con successo sia dai nostri connazionali, sia dai datori di lavoro.

Di seguito si possono scorrere tutte le pagine dell'opuscolo originale conservato nell'archivio storico comunae di Mozzo.


4.         Andando oltre

Come detto, la documentazione relativa all'emigrazione conservata nell'archivio comunale è poca, ma vale la pena di citare alcuni pezzi:

Categoria XIII - Esteri

Anni 1901-1914 (segnatura 14. 145)
1.13-1 Decreto del Ministero per gli Affari Esteri per il rilascio dei passaporti per l'estero; registro delle domande di nulla-osta per ottenere il passaporto per l'estero; copia della Concessione Ferroviaria XX e stampati relativi a richieste di viaggio per gli emigranti trasmessi dal Ministero per gli Affari Esteri; circolare del Commissariato dell'Emigrazione circa il rilascio di passaporti per gli Stati Uniti d'America e istruzioni per gli emigranti negli Stati Uniti.
1 fascicolo; 2 opuscoli

Anno 1917 (segnatura 14. 146)
1.13-2 Circolari del Ministero della Difesa-Marina e del Commissariato dell'Emigrazione; carteggio dell'Ufficio di Emigrazione Provinciale della Società Umanitaria sezione di Bergamo riguardante le indennità inviate dalla ditta Alluminium Francais alle famiglie degli operai della ditta stessa residenti in Mozzo e ricevute degli interessati.
1
fascicolo

Anno 1918 (segnatura 14. 147)
1.13-3 Circolari del Commissariato dell'Emigrazione e questionario relativo ai connazionali rimpatriati dall'estero per prestare servizio nell'esercito o nella marina.
1
fascicolo

Anno 1919 (segnatura 14. 148)
1.13-4 Circolare della Prefettura di Bergamo e comunicazioni della Questura di Bergamo circa il rilascio di passaporti.
1
fascicolo

Anno 1920 (segnatura 14.149)
1.13-5 Circolari della Prefettura e della Questura di Bergamo e del Commissariato Generale dell'Emigrazione.
1
fascicolo

Anno 1921 (segnatura 14.150)
1.13-6 Circolari della Prefettura e della Questura di Bergamo, del Commissariato Generale dell'Emigrazione e del Ministero della Guerra.
1
fascicolo

Anno 1922 (segnatura 14.151)
1.13-7 Circolari della Questura di Bergamo; richiesta del Cotonificio Legler di Ponte S. Pietro di certificato penale di un'operaia per espatrio in Svizzera a scopo di lavoro.
1
fascicolo

Anno 1923 (segnatura 14.152)
1.13-8 Circolari del Commissariato Generale dell'Emigrazione.
1
fascicolo

Anno 1924 (segnatura 14.153)
1.13-9 Circolari del Commissariato Generale dell'Emigrazione, della Prefettura di Bergamo e del Delegato Provinciale dell'Emigrazione.
1
fascicolo

Anno 1925 (segnatura 14.154)
1.13-10 Carteggio e circolari del Commissariato Generale dell'Emigrazione, della Prefettura di Bergamo, del Delegato Provinciale dell'Emigrazione e del Consolato d'Italia a Metz; domande di passaporto per l'estero a scopo di lavoro.
1
fascicolo

Anno 1926 (segnatura 14.155)
1.13-11 Carteggio e circolari del Commissariato Generale dell'Emigrazione, della Prefettura di Bergamo, del Delegato Provinciale dell'Emigrazione e della Federazione Provinciale Bergamasca del Partito Nazionale Fascista; notizie sulle miniere di ferro di Meurthe e Moselle.
1
fascicolo; 1 opuscolo

Anno 1927 con antecedenti dal 1913 (segnatura 14.156)
1.13-12 Carteggio e circolari del Commissariato Generale dell'Emigrazione, della Prefettura e della Questura di Bergamo; carteggio del Consolato Generale di Francia a Milano e del comune di Berbenno circa la causa in corso davanti al tribunale civile di Grenoble a favore della vedova di un operaio originario di Mozzo morto sul lavoro; registro dei passaporti rilasciati per l'estero.
1
fascicolo; 1 registro

Oltre a questo materiale reperibile sul posto, ci permettiamo di suggerire la visita di alcuni siti di grande interesse.

In primo luogo quello dedicato a Ellis Island il porto di arrivo a New York negli USA di emigranti da tutto il mondo, dove è possibile, registrandosi gratuitamente, fare ricerche sugli emigrati italiani approdati almeno una volta a New York:
http://www.ellisisland.org/

Poil il sito del CISEI - Centro Internazionale Studi Emigrazione Italiana con i dati dell'emigrazione italiana dal porto di Genova, anche se per ora sembra ancora una promessa:
http://www.ciseionline.it/

In entrambi i casi si tratta di siti nei quali andare alla scoperta del proprio passato, famigliare e nazionale, che ha incrociato l'emigrazione, un'epopea spesso dolorosa fatta di separazioni e miseria, ma anche di riscatto e progesso sociale.

Un libro interessante sull'emigrazione in Francia:
Aroldo Buttarelli, Carmela Maltone, "La colonia agricola S. Alessandro a Blanquefort du Gers. Storia e momoria (1924-1960)", Bergamo, Il filo di Arianna, 1995.

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Comune di MOZZO (BG)

Testi di Fabio Luini della cooperativa ArchimediA S.C.R.L.
archimedia.coop@tiscali.it

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