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31-05-2013

Didattica con gli archivi per la storia locale.
La scuola in archivio e l’archivio a scuola per raccontare storie di vita passata.
Il progetto del Sistema Bibliotecario di Dalmine, con il contributo economico della Regione Lombardia, ha coinvolto alcune scuole medie (anno scol. 2012-2013).

18-06-2012

"La banda di Sforzatica, 1922-2012" a cura di Claudio Pesenti, Valerio Cortese ed Enzo Suardi

31-10-2011

L'emigrazione in Italia e a Mozzo dai documenti dell'archivio comunale

29-10-2011
Pubblicate online le mappe napoleoniche
17-09-2011
"Dalmine: dal leone al camoscio. Storia di cinque comuni e uno stemma" a cura di Claudio Pesenti, Valerio Cortese ed Enzo Suardi
11-10-2010
relazione Giovanni Da Lezze
sui Comuni dell'area di Dalmine nel 1596, a cura di Vincenzo Marchetti e Lelio Pagani, Bergamo, 1988
 

"La Spagnola", 1918

Ne ha uccisi più la Spagnola che la guerra

(Naa masaa puseè la Spagnola che la guera)

Premessa

La scelta del documento sta nella sua attualità. In un periodo nel quale la nuova influenza H1N1 sembra richiamare i fantasmi del passato, è opportuno e importante guardare bene in faccia quei fantasmi allo scopo di capire cosa è fantasma e cosa non lo è.
La Spagnola fu una delle maggiori tragedie della Storia umana, eppure anche da quella terrificante esperienza il Mondo uscì guardando avanti. Forse, oggi, guardare con serenità all'indietro ci permetterà di guardare con altrettanta serenità ad oggi e a domani.

1. Il contesto generale

La cosiddetta “Spagnola” fu probabilmente la peggior pandemia che l'umanità abbia conosciuto. In un mondo provato dalla terribile esperienza della Grande Guerra l'influenza colpì in modo violentissimo circa 1 miliardo di persone (oltre un terso della popolazione mondiale), uccidendone (secondo le stime più attendibili) circa 50 milioni. Il dato assoluto è sicuramente impressionante, ma dobbiamo ricordare che altre epidemie, in passato, erano state ancor più distruttive: ad esempio, la peste bubbonica arrivava ad uccidere la metà delle persone colpite e quella polmonare addirittura fino al 95%, dato assai più elevato della Spagnola che uccise “solo” il 5% degli infettati, ma con punte assai più elevate in determinati contesti. Tuttavia si deve tenere presente che la mortalità media di una normale influenza si ferma allo 0,1%.
Detto questo, cosa fu la Spagnola? Perché ebbe questo nome? Dove e quando colpì? La Spagnola ebbe questo nome perché a parlarne per primi furono i giornali iberici che, liberi dalla censura in quanto il loro Paese non era in guerra. In realtà, l'epidemia toccò tutta l'Europa e il Mondo fra l'autunno 1918 e la primavera 1919 (anche se negli USA i primi casi furono registrati fin dalla primavera precedente), ma si fu restii a parlarne soprattutto per non aggiungere preoccupazioni ai soldati impegnati nelle ultime settimane di guerra.
La malattia si presentava all'inizio come una normale influenza che, in breve, comprometteva le funzioni respiratorie trasformandosi in polmonite, spesso mortale. In genere il decorso era piuttosto breve e i più morirono in pochi giorni fra l'impotenza dei medici. Negli Stati Uniti, ad esempio, colpì un quarto della popolazione e provocò più vittime delle due guerre mondiali, della guerra di Corea e di quella del Vietnam assieme). In generale, uccise circa 500-700.000 americani, 200.000 inglesi, 400.000 francesi, quasi 2 milioni nell'Impero Austro-Ungarico e nei territori ad esso riferiti. Ben 17 milioni furono i morti i India (il 5% della popolazione totale), 1,5 milioni in Indonesia (su un totale di circa 30 milioni di abitanti) mentre anche in aree periferiche colpì con virulenza (morì il 20% circa della popolazione delle Samoa e delle Fiji). Anche in Italia fu estremamente distruttiva, portando alla morte fra le 400 e le 600.000 persone.
Particolarmente colpita era la popolazione giovane, dato che metà dei morti erano compresi nella fascia fra i 20 e i 40 anni.
Si discusse molto, all'epoca e soprattutto in seguito, sulle origini del male: prodotto della ricerca bellica tedesca, effetto “collaterale” dell'uso massiccio di gas e armi chimiche e persino, secondo altre teorie, effetto indesiderato della massiccia vaccinazione contro il vaiolo che non venne chiarito poiché avrebbe determinato la sfiducia nell'idea stessa di vaccinazione. Altri, infine, giunsero a parlare di un'arma batteriologica americana sfuggita al controllo delle autorità e propagata dai soldati giunti in Europa proprio in quei mesi.
A parte queste valutazioni sulle cause, l'epidemia sconvolse la vita delle popolazioni che ne furono colpite, rendendo precaria la vita delle persone, portando mutamenti negli stili di vita, riducendo al massimo i momenti di convivenza e riunione. Probabilmente l'Umanità, o almeno una parte di essa, pensò di essere arrivata alla fine della Storia e questo portò con sé la riscoperta della Fede per alcuni e la sua perdita per altri.

2. Il contesto locale.

Difficile avere informazioni sull'effetto della Spagnola a Mozzo. Di sicuro, la presenza nell'archivio comunale di un opuscoletto dedicato alla lotta contro l'influenza curato dal Ministero dell'Interno fa capire come ogni area del nostro Paese sia stata toccata dall'evento. Informazioni sull'epidemia si potrebbero trovare nei registri dei morti dello stato civile o della Parrocchia; altro può essere cercato, in mancanza dei registri delle deliberazioni di Consiglio e Giunta, nei fascicoli relativi al 1918 e al 1919 della categoria "Amministrazione" (faldone 1).

3. Il documento




Il documento è conservato nel fascicolo relativo all'anno 1918 del faldone 4 - categoria IV “Sanità e igiene” dell'archivio storico comunale di Mozzo (Bergamo). Si tratta di un opuscoletto di 10 pagine intitolato “Istruzioni popolari per la difesa contro l'influenza” a cura della Direzione Generale della Sanità Pubblica del Ministero dell'Interno. Riporta la data “Roma, 1918”, pensiamo alla fine dell'anno, in piena emergenza sanitaria. Il tono appare da subito tranquillizzante, di fronte all'epidemia che stava già colpendo con forza, le autorità cercano di minimizzare il pericolo, si conferma l'esistenza di un'epidemia di portata mondiale, di una pandemia, ma se ne riducono gli effetti. Si parla di “... fantasie e leggende che hanno agitato lo spirito delle popolazioni … Si è accennato anche a gravi malattie contagiose importate fra noi da truppe provenienti dall'Asia e dall'Africa; si è pure detto di una elevata mortalità con ripetute morti fulminee”. Affermazioni dette con l'intento di smentirle, ma che oggi appaiono confermate dagli eventi.
Infatti, subito dopo si afferma con decisione che “Tali voci non hanno alcun fondamento” dato che i medici sono concordi nell'affermare che “... si tratta di influenza...”. Si prosegue poi inquadrando la presente epidemia in un percorso storico recente o meno, così da renderlo meno preoccupante.
Se ne ritrova l'origine nella penisola iberica dove giunse in Italia nella primavera di quello stesso 1918. Si passa quindi a delinearne sintomi e decorso, chiarendo che l'esito mortale è soprattutto caratteristico “... degli individui meno resistenti...”. La mortalità viene indicata nel 2-3% dei colpiti, definita “assai bassa”, anche se è noto (era noto?) che risultava almeno dieci-venti volte superiore alle normali influenze.
Dopo questa introduzione, si passa alla illustrazione dei modi di difendersi dall'epidemia, partendo dalla necessità di guardare all'evento con calma e razionalità: “le preoccupazioni predispongono all'attacco, mentre la calma e la serenità dello spirito, la vita sobria e ordinata sono tra i più efficaci mezzi profilattici”. Si raccomandava di non visitare ammalati e convalescenti, di evitare se possibile i luoghi pubblici e i mezzi di trasporto quali treni e tram; si elencavano poi, quattro buone regole di comportamento, cioè non sollevare polvere, non sputare, tossire o starnutire nel fazzoletto e cercare di parlare senza “...proiettare gocciole di saliva intorno...”, norme di comportamento improntate a quello che possiamo definire un “sano buon senso”.
Naturalmente ci si rendeva conto dell'impossibilità di evitare i contatti umani, non fosse altro per le esigenze lavorative. Di conseguenza si suggeriva di migliorare l'igiene personale, lavarsi le mani e il viso con acqua e sapone e usare più volte al giorno la bocca con una soluzione antisettica. Anche la casa doveva essere tenuta più pulita del solito. I malati dovevano mettersi a letto al più presto e tenere lontani i famigliari onde evitare il contagio. L'opuscolo si concludeva con un decalogo in sette punti improntato a buon senso e ragionevolezza.

4. Possibile utilizzo e sviluppi

Il documento merita una lettura integrale e di essere confrontato con gli attuali interventi delle Autorità di fronte alla nuova influenza H1N1. Sarà possibile cogliere somiglianze e distanze, in cosa la profilassi dell'epoca era simile e in quali punti si differenziava dall'attuale.

5. Bibliografia e sitografia

Sull'epidemia di Spagnola esistono parecchie opere, citiamo fra tutte:
  • Tognotti Eugenia, La spagnola in Italia. Storia dell'influenza che fece temere la fine del mondo., Milano, Franco Angeli, 2002
In generale, la rete offre moltissime informazioni sia in italiano, sia in inglese, con siti nei quali sono reperibili dati, grafici e notizie di vario genere.

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Comune di MOZZO (BG)

Fabio Luini della cooperativa ArchimediA S.C.R.L.

Archivio di Bartolomeo Colleoni
archimedia.coop@tiscali.it