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19-11-2009
In corso di pubblicazione l'inventario del Comune di Osio Sotto.
17-07-2009
Visita il sito delle fonti e degli archivi del Comune di Dalmine con video, foto e strumenti di ricerca bibliografica e archivistica
17-07-2009

Questo è il portale dedicato agli archvi dell'area del Sistema Bibliotecario di Dalmine, specie agli archivi comunali.
Si tratta di 24 Comuni con una popolazione di circa 140.000 abitanti.
Il laovoro è iniziato nel 2009 e verrà implementato con nuovi contenuti, grazie alla fattiva collaborazione delle Biblioteche del Sistema Bibliotecario e dei rispettivi Comuni.
Vuole essere un punto di riferimento per gli studiosi, i ricercatori, gli appassionati e soprattutto per una didattica nelle scuole che sappia valorizzare le fonti storiche locali, in modo che gli studenti di oggi e i cittadini di domani sappiano riconoscere le loro radici nello studio della nostra storia secolare, per affrontare al meglio le sfide di un mondo sempre più globale e multiculturale.

Buona navigazione tra le fonti e gli archivi del Sistema Intercomunale dell'area di Dalmine.

 

Napoleone e i francesi a Mozzo

Sono arrivati i francesi: la soppressione degli Enti religiosi

1. Il contesto generale

L’arrivo delle truppe francesi in Italia, nel 1796, portò con sé le idee della Grande Rivoluzione che, a partire dal 1789, aveva cambiato la storia della Francia e si apprestava a cambiare anche quello dell’Europa.

A Bergamo, come si sa, i Francesi arrivarono nell’aprile del 1797, ma già dal 13 marzo le plurisecolari istituzioni veneziane erano state sostituite con i nuovi organi ”rivoluzionari” della Repubblica Bergamasca, la quale ebbe vita breve ma assai intensa fino all’estate di quell’anno, quando confluì nella Repubblica Cisalpina.

I Francesi rimasero fino al 1799, quando gli austriaci, assieme al corpo di spedizione russo, occuparono il territorio orobico che tennero per alcuni mesi. Il ritorno dei Francesi, nella primavera del 1800 era destinato a determinare l’apertura di un lungo periodo di dominio, che terminò solo con la caduta di Napoleone nel 1814.

Un ambito nel quale i nuovi dominatori fecero sentire con forza la loro presenza e la nuova visione del mondo fu quello delle istituzioni religiose ed assistenziali. Sin dal 1797 si era proceduto attraverso energiche soppressioni di enti religiosi (conventi e monasteri, soprattutto) i cui beni, mobili e immobili, vennero incamerati rapidamente. Durante la seconda fase della dominazione francese, invece, le autorità si mossero con maggior cautela, avendo come mira non la semplice spogliazione di enti e istituzioni religiosi e di carità, ma la completa riorganizzazione dei due settori. Si aprì la lunga stagione della ricerca di informazioni attraverso la somministrazione di questionari ai quali i soggetti coinvolti dovevano dare risposte esaurienti. La raccolta di dati sarebbe servita per la costituzione, sul piano religioso, della Fabbricerie, che, a partire dal 1807, gestirono i patrimoni delle parrocchie, e delle Congregazioni di carità, che concentrarono a partire da 1808, le attività caritatevoli a livello comunale.

L’archivio di Stato di Bergamo conserva in gran quantità tali questionari, fra i quali quello relativo a Mozzo.

2. Il contesto locale.

Nel 1804, data di redazione del documento in oggetto, Mozzo apparteneva al distretto VIII dell’Isola, con capoluogo Ponte San Pietro. Contava circa 440 abitanti ed era amministrato secondo le norme stabilite nel 1802 dalla legge sull’organizzazione delle autorità amministrative della Repubblica Italiana. Mozzo era comune di terza classe, avendo meno di tremila abitanti, e in quanto tale era amministrato da un consiglio costituito da “tutti gli estimati e tutti i capi famiglia non possidenti, ma però descritti nel registro civico della stessa comune”, che avessero compiuti trentacinque anni di età e avessero “uno stabilimento di agricoltura, di industria e di commercio nel di lei circondario” e vi pagassero “la tassa personale”. Il consiglio comunale eleggeva i tre componenti della municipalità, due dei quali erano eletti “fra i possidenti nella comune”, il terzo tra i non possidenti.

3. Il documento

Per quanto riguarda Mozzo, l’Archivio di Stato di Bergamo conserva (ASBg, Archivio del Dipartimento del Serio, busta 619) le risposte che l’allora parroco, Giovanni Andrea Invernizzi, in questo sostenuto da sindaci Giovanni Locatelli e Francesco Nava, diede probabilmente nel 1804 (il documento è senza data) al questionario inviato dalle autorità superiori che volevano avere un quadro chiaro della situazione sul versante delle istituzioni religiose e di carità in vista della completa riorganizzazione dei due settori. Già nel 1797, in verità, la scure rivoluzionaria si era abbattuta su conventi e monasteri, soppressi in gran quantità e spogliati dei propri beni, mobili e immobili. Nel secondo periodo francese, invece, le autorità si mossero con maggior cautela, avendo come mira non la semplice spogliazione di enti e istituzioni, ma il loro inserimento in strutture controllate dallo Stato, secondo un’impostazione tipicamente “francese” e “giacobina”.

I questionari che vennero inviati alle amministrazioni locali intendevano appunto fare chiarezza nella complessa matassa data da enti assistenziali e religiosi in cui l’appartenenza a l’una o all’altra categoria non era semplice da definire.

Il questionario in oggetto mirava appunto ad ottenere un quadro attendibile e chiaro della situazione locale per quanto riguardava le istituzioni propriamente religiose e di culto, non di quelle attive soprattutto nel campo assistenziale.

E la lettura del documento appare piuttosto interessante: in primo luogo viene citata la chiesa parrocchiale, “ … situata in una colina al piano…”; poi i numerosi oratori, elencato con precisione nella loro ricca e variegata titolazione:

  • San Lorenzo “ … distante dalla Parochiale mezzo milia circa serve al caso di somministrar il Santissimo Viatico agl’infermi, di jus patronato della familia Novati…”;

  • Beata Vergine Addolorata “ … distante dalla Parochiale mezzo milia di jus patronato del Prete Francesco Vegis e dal medesimo diretto e sostenuto”;

  • Senza titolazione “…distante dalla Parochiale un milia de jus patronato della familia Berova dalla medesima diretto e sostenuto”;

  • San Giuseppe “distante dalla Parochiale come sopra di jus patronato del cavaliere conte Francesco Albani dal istesso diretto e sostenuto …”;

  • Santissima Annunciata “ … distante un milia dalla Parochiale di jus patronato della familia Marconi che vien dalla medesima diretto e sostenuto”;

  • San Francesco “ … distante mezzo milia dalla Parochiale di jus patronato della familia Ruda che vien dalla stessa sostenuto e diretto”;

  • Maternità della Beata Vergine “ … distante un quarto di milia circa di jus patronato della cittadina Lucia Massa da essa diretto e sostenuto”;

  • Purità di Maria Vergine “ … poco distante dalla Parochiale di jus patronato della familia Lochis e dalla stessa diretto e sostenuto”.

Come si può vedere, i luoghi di culto, che possiamo immaginare comunque mediamente di piccole o piccolissime dimensioni, erano numerosi e in massima parte privati. Si trattava probabilmente di cappellette inserite in proprietà private e da queste mantenute.

La chiesa parrocchiale disponeva di una casa per il parroco, di un “ … picciol orto contiguo arativo coronato di una pertica circa qual serve a vantaggio del Parocho era jus patronato del ex convento delle Reverende Monache di San Benedetto ora rivenuto della comune o sia Nazione come anche l’elezion del Parocho”. La chiesa si manteneva con i frutti di alcuni livelli (prestiti su pegno) attivati nei decenni precedenti e con le elemosine. Numerose, invece, erano le voci di spesa. Fra essi citiamo il tesoriere, che amministrava il patrimonio della chiesa, il sagrestano, l’organista, il predicatore quaresimale; le spese di culto (olio, cera e particole), arredi e mantenimento dell’edificio; gli oneri derivati da legati testamentari, riconducibili alla celebrazione di messe di suffragio. Il risultato che emerge dal questionario è un deficit, seppur non particolarmente grave, dell’amministrazione parrocchiale.

4. Possibile utilizzo

Questa fotografia dell’esistente permette di rendersi conto, soprattutto, dell’elevato numero di edifici di culto. Attività che si suggerisce, in particolare alle scuole, il ritrovamento di oratori e cappelle, nel tentativo di verificarne l’attuale stato di conservazione o, addirittura, l’esistenza.

5. Bibliografia

Della ricchissima bibliografia sul ruolo e l’importanza della presenza francese in Italia ci limiteremo ad alcune segnalazioni:

  • F. Agostini“La riforma napoleonica della Chiesa nella Repubblica e nel Regno d’Italia 1802-1814”, Vicenza, 1990

  • G. Bonicelli “Rivoluzione e Restaurazione a Bergamo. Aspetti sociali e religiosi della vita bergamasca alle soglie dell’età contemporanea (1775-1825), Bergamo, 1961

  • C. Zaghi, L'Italia di Napoleone dalla Cisalpina al Regno, Torino, 1989

  • L. Antonielli, I prefetti dell'Italia napoleonica. Repubblica e Regno d'Italia, Bologna, 1983

  • E. Rotelli, Gli ordinamenti locali nella Lombardia preunitaria, in «Archivio Storico Lombardo», C, 1974, pp. 171-234.

  • C. Capra, L'età rivoluzionaria e napoleonica in Italia (1796-1815), Torino, 1978

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Comune di MOZZO (BG)

Fabio Luini della cooperativa ArchimediA S.C.R.L.
Archivio di Bartolomeo Colleoni
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